La posizione dell’industria nautica sulla disputa commerciale USA - UE

Così scrive UCINA nel comunicato del 15 marzo 2018:

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DICHIARAZIONE CONGIUNTA IN REAZIONE ALL'ANNUNCIO DEL PRESIDENTE TRUMP DI IMPORRE DAZI AGGIUNTIVI SULLE IMPORTAZIONI DI ACCIAIO ED ALLUMINIO PROVENIENTI DALL'UNIONE EUROPEA E ALLA CONSEGUENTE MINACCIA DELL’UNIONE EUROPEA DI IMPORRE A PROPRIA TUTELA DAZI RITORSIVI.

Noi, sottoscritti, ci rammarichiamo per il peggioramento della situazione commerciale tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea e richiediamo, ad entrambe le parti, una soluzione costruttiva.
 

Anche a rischio di ripetere quanto afferma la grande maggioranza degli esperti in economia, affermiamo che non c’è vincitore in una guerra commerciale.

Siamo preoccupati che l’industria della nautica da diporto si sia trovata nel mezzo di una guerra politica, con conseguenze estremamente serie per il settore su entrambi i lati dell’Atlantico. Il recente annuncio del Presidente Trump di imporre dazi di importazione a livello mondiale su alluminio (10%) e acciaio (25%) ha ricevuto numerose critiche, inclusa una proposta dell’Unione Europea di imporre dazi ritorsivi su una serie di beni prodotti negli Stati Uniti, fra cui le unità da diporto.

Negli Stati Uniti l’industria della nautica da diporto contribuisce per 38,2 miliardi di dollari al PIL americano, supportando 35.000 aziende e 650.000 posti di lavoro diretti e indiretti.

Nell'Unione Europea, l’industria della nautica da diporto include oltre 32.000 attività commerciali, che danno lavoro direttamente a più di 280.000 persone, generando un giro d’affari annuo di circa 20 miliardi di euro e producendo benefici per tutta l’economia; in Italia, ad esempio, rappresenta l’1,46 ‰ del PIL.

I dazi imposti a livello mondiale sull'importazione di alluminio e acciaio dal Presidente Trump avrannoconseguenze dirette sull'industria nautica globale.

L’alluminio è una materia prima fondamentale per la produzione di imbarcazioni e componenti nautiche.L’aumento dei costi che dovranno sostenere i produttori americani per rifornirsi di questo bene provocherà un’interruzione delle vendite per i pontoon boats e per le unità da pesca in alluminio, segmenti che valevano circa 3 miliardi di dollari di vendite negli Stati Uniti, per un totale di 110.000 imbarcazioni.

Questa escalation ci ricorda la controversia sull'acciaio del 2002, quando l’amministrazione Bush impose dazi che andavano dall’8% al 30% su un’ampia gamma di prodotti in acciaio, per un periodo di tre anni. La storia dunque sembra ripetersi: l’Unione Europea aveva notificato all'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), che si sarebbe riservata i diritti di riequilibrare gli effetti negativi delle tutele sull'acciaio imposte dagli Stati Uniti su alcuni prodotti, pubblicandone poi un elenco, che includeva le unità da diporto a motore.

Il risultato fu una perdita di 200.000 impieghi negli Stati Uniti nell'industria dell’acciaio e nelle filiere connesse.

Aver incluso la nautica da diporto fra i prodotti a rischio dazio in UE non tutelerà comunque l’industria europea e colpirà ulteriormente i produttori statunitensi di imbarcazioni:

  • L’Unione Europea è il secondo partner commerciale per i produttori di imbarcazioni statunitensi. Nel 2016 sono state esportate dagli Stati Uniti verso il mercato europeo imbarcazioni per un valore di 217,4 milioni di dollari e motori per un valore di 148,3 milioni di dollari, rappresentando il 18,4% delle esportazioni totali di settore degli Stati Uniti.
     
  • Una quota compresa fra il 12 e il 30% del prezzo al dettaglio in UE di un’imbarcazione proveniente dagli USA è necessaria per i servizi di immissione sul mercato (marketing, distribuzione, adattamento degli equipaggiamenti alle necessità locali, trasporto, autorizzazioni e commissioni d'agenzia), cifre che contribuiscono direttamente all'economia dei Paesi membri dell’Unione Europea.
     
  • Considerata la segmentazione del mercato, non tutte le imbarcazioni statunitensi vendute in Europa potrebbero essere facilmente sostituite da unità prodotte nell'Unione Europea, o recuperabili all'interno dell’attuale capacità produttiva dei cantieri europei (lo sviluppo, la lavorazione e la creazione di stampi per nuovi modelli di imbarcazioni  necessita di almeno un anno).

    Se Proteggere il mercato europeo attraverso misure di salvaguardia appare oggi un obiettivo improbabile da raggiungere, la decisione del Presidente Trump di imporre dazi su acciaio e alluminio avrà sicuramente un impatto sull'industria nautica europea. Tutto ciò comprometterà la recente ripresa di un settore industriale che è stato gravemente danneggiato dalla crisi economica del 2008/2009, ma che ancora contribuisce in maniera significativa all'economia europea, impiegando più di 280.000 persone.

Si avrà inoltre un impatto severo anche sull'economia statunitense, che determinerà costi più alti per l’alluminio - quale materia prima strategica per la costruzione di imbarcazioni - e ridurrà la competitività globale degli Stati Uniti, qualora le unità da diporto dovessero essere inserite nella lista dei dazi di ritorsione.

In passato abbiamo già sottoscritto l’idea che una crescita economica vantaggiosa per entrambe le parti si possa ottenere attraverso l’eliminazione dei dazi, procedure di certificazione semplificate e standard armonizzati a livello internazionale. Rinnoviamo la nostra convinzione che una collaborazione ragionevole e bilanciata tra gli USA e l’Unione Europea, che non minacci la crescita, il lavoro e l’innovazione, sia l’unica soluzione sostenibile per il futuro.

Genova, 15 marzo 2018